IL RUOLO DELLO PSICOLOGO NELLA SERIE TV "TREDICI"

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Rubrica: IL RUOLO DELLA PSICOLOGIA


Dopo aver visto il finale della prima stagione di tredici, ci siamo chieste come per ogni fine, cosa ci avesse lasciato, quali fossero i primi pensieri, ed essendo studentesse di psicologia non potevamo che commentare la figura dello psicologo.
Riguardando certe scene ci siamo rese conto di come a volte un telefilm di una portata tanto grande, internazionale, possa sottovalutare l’importanza di lanciare certi messaggi al pubblico che manda. Forse l’idea non era tanto centrata sul percorso psicologico di Hannah, quanto sul denunciare e rendere nudo e crudo il tema del bullismo, del sessismo, della violenza in cui purtroppo chiunque può ritrovarsi ad esserne vittima, e questo crediamo sia stato descritto con successo.
Ma lo psicologo? Che immagine hanno preferito trasmettere?
In fondo un po’ quella che attraversa la mente di tutti.

Questa del colloquio è stata la scena che per noi rappresenta al meglio l’immagine che hanno trasmesso dello psicologo. Senza entrare nel merito della trama, o delle scelte attraverso cui hanno deciso di trattare un tema così delicato, non possiamo non notare la mancanza di approfondimento dell’aspetto psicologico di tutti i personaggi. Se pensiamo al personaggio di Hannah, la protagonista, non viene davvero raccontata come un personaggio che vive uno stato depressivo tale da scegliere come unica via d’uscita il suicidio; è come se tutta la storia fosse raccontata come una serie di vicende, che non danno il giusto peso a quello che si vive a livello emozionale e psicologico.

Lo stesso accade al ruolo attribuito allo psicologo, la cui figura in generale appare buona, anche se distratto dai suoi “problemi personali”; sembra voler indagare i sentimenti e i pensieri di Hannah, ma continua insistentemente a porle delle domande, come se ogni risposta della protagonista non fosse abbastanza, quasi come se non le credesse e avesse bisogno di conferme dalla ragazza stessa per definire i suoi pensieri su di lei.
Questo è quello che a nostro avviso risulta dissonante e fa perdere di credibilità una figura così importante.

Tutto il dialogo appare come se fosse un ascolto ma non ascolto attivo, né particolarmente empatico. Sembra quasi una intervista che non favorisce la costruzione di un’alleanza terapeutica che invece sarebbe stata opportuna, o per non essere troppo specifici almeno la costruzione di un ascolto empatico al fine di mettere Hannah a proprio agio per favorire la comunicazione e l’espressione delle sue emozioni per indagarle insieme. Avrebbe dovuto crederle sempre, mostrarle fiducia, solo in questo modo l’avrebbe potuta “aggacciare”.

La scelta di strutturare le scene in modo da far passare il messaggio che se lo psicologo fosse uscito dalla stanza Hannah forse si sarebbe salvata, a nostro avviso, è una scelta sbagliata o meglio è il messaggio ad essere sbagliato, perché lo psicologo non deve rincorrere ma trattenere, far si che in questo caso Hannah, raggiunga la consapevolezza delle sue emozioni e dei suoi sentimenti, e che questa consapevolezza le permetta di scegliere di restare di sua spontanea volontà.
Il fatto che questo non accada è a sua volta una conseguenza del ruolo che hanno scelto di attribuire allo psicologo, e dell’atteggiamento che hanno fatto sì che egli assumesse, proprio per questo abbiamo scelto di parlarne, per sottolineare come a volta il passo per dare un’immagine non conforme è veramente breve.


Voi cosa ne pensate? avete apprezzato il personaggio dello psicologo o anche secondo voi il suo ruolo non è stato rappresentato al meglio? scrivetecelo nei commenti! 
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Alla prossima, Cheeers ;)

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