OMOSESSUALITA': tra omofobia interiorizzata e accettazione

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Rubrica: PSICOLOGIA QUOTIDIANA

L’omosessualità ha attraversato, nel corso del tempo, un percorso tormentato e faticoso sempre in guerra per cercare di normalizzare comportamenti, passioni, amori diversi da quelli che la cultura e un po’ la religione prevedevano.
La comunità omosessuale ha raggiunto tanti traguardi concreti, ma gli obiettivi più difficili da raggiungere sono quelli che riguardano la mente degli individui, i loro pensieri che misti ai dogmi che seguono, formano pregiudizi che diventano macigni insopportabili per chi li subisce. E così diventa difficile accettarsi, soprattutto quando si parla di omosessualità  perché si è soliti considerarla come qualcosa che dipende dal giudizio altrui, che non significa che non sia corretto, ma sarebbe più opportuno considerare l’accettazione a partire da una valutazione personale e soggettiva.
Il processo più faticoso, ancor prima di essere accettati dagli altri, è quello dell’auto-accettazione, che può durare anche tutta la vita, è che potremmo definire attraverso tre fasi fondamentali: 
Una prima fase in cui si riconosce di provare non solo emozioni ma attrazione per persone dello stesso sesso ma non lo si vuole ammettere neanche a se stessi; nel momento in cui il soggetto però comincia a pensare e a considerare la sua omosessualità, si entra in una seconda fase di “autodefinizione” nel quale ancora però non si riconosce come appartenente alla propria identità ma solo un influenza legata alla sfera sessuale. Infine, quando il soggetto prende consapevolezza del nuovo sè e lo integra alla “vecchia” identità, si entra nella terza e ultima fase detta ”accettazione”.
Questo stesso percorso di auto-accettazione, chiaramente, può essere influenzato da molteplici fattori: positivi e negativi.
Tra i fattori positivi, sicuramente contribuisce l’assumere un atteggiamento critico nei confronti dei ruoli di genere che sono tendenzialmente standardizzati (ad esempio le donne si occupano dei lavori di casa mentre gli uomini no) ma soprattutto non avere una visione delle proprie aspettative di vita che si limiti a quelle possibili legate al proprio genere (ad esempio una bambina che sin da piccola sogna il matrimonio perfetto e la possibilità di avere molti figli) può facilitare l’accettazione della propria omosessualità 
Essere sicuri di sé, un’autostima elevata e una buona considerazione di sé contribuiranno positivamente all’accettazione della scoperta di essere omosessuale
E non per ultimo, l’ambiente in cui viviamo, se conviviamo con persone che non tollerano la diversità sarà più difficile accettarsi, se invece l’ambiente è favorevole ai diversi modi di essere allora sarà tutto più semplice, sia accettare se stessi che fare coming out.
Per quanto possano esserci fattori che favoriscano l’accettazione della propria identità di genere, questa non sarà mai del tutto effettiva se non parte dal proprio sé.  
L’accettazione deve nascere dentro sé, e non esiste considerazione esterna che possa sostituire quella che è determinata dalla propria parte più intima
Nel caso contrario, quando gay e lesbiche non riescono a prendere consapevolezza della propria omosessualità, nè ad accettarla come “normale” si può parlare di omofobia interiorizzata.
L’omofobia interiorizzata nasce, con tutti i vissuti infantili disfunzionali che la costituiscono, dall'accettazione passiva di una cultura omofoba che porta l’omosessuale a nutrire un sentimento rabbioso verso il sé, maturato a partire dagli stereotipi negativi e dalla discriminazione dell’omosessualità in genere.
Soprattutto per quanto riguarda l’età adolescenziale la scoperta della propria omosessualità è seguita da atteggiamenti omofobi che sono stati interiorizzati probabilmente nell’ambiente familiare. 
Crescendo l’individuo, in generale,  costruisce una sua identità autentica che gli consente di riconoscere il proprio come un modo giusto di essere, e nello specifico per gli omosessuali a seguito di un percorso di auto-accettazione, di sentirsi liberi di costruire individualmente la propria identità, in questo caso soprattutto sessuale, senza doversi vergognare.
Tra i fattori negativi che possono influenzare il radicarsi di questa omofobia interiorizzata, troviamo fattori di natura familiare, sociale, individuale, religiosa.
Nell’ambito familiare, a partire dall’infanzia, ci si identifica con i genitori e con il contesto sociale in cui si vive, e quindi il bambino guarda il modo in cui ci si relaziona alla sessualità, al genere, attraverso gli occhi degli adulti che lo circondano.  
Il bambino apprende velocemente e in modo inconsapevole e acritico; quindi, quando crescendo, si rende conto di avere un’identità di genere diversa da quella che i genitori decantavano fin dalla sua infanzia, cominciano a subentrare paure, sentimenti di vergogna e non accettazione. 
E’ per questo che gli omosessuali non riescono ad accettarsi e vedersi come “normali”, perchè l’unico orientamente sessuale che appare accettato e visto per quello che è, è quello eterosessuale.
Quindi purtroppo molte volte, a partire dai contesti più intimi come quelli familiari, in cui il giudizio degli altri conta,  questo sentimento di essere la “pecora nera”, quello diverso, può limitare l’accettazione della propria omosessualità. Capita infatti spesso che gli individui si facciano influenzare dalle opinioni altrui, e se la loro opinione è di rabbia o disprezzo nei confronti degli omosessuali questo sicuramente non agevola l’accettazione. 
La paura che gli omosessuali vivono nel quotidiano è quella di essere etichettati: il “gay” la “lesbica” 
un tipo di pregiudizio sociale che fa maturare in loro l’aspettativa del rifiuto.
Non per nulla, anche l’immagine stereotipata sugli omosessuali influenza il loro percorso di accettazione poiché non tutti gli uomini omosessuali sono effeminati o si vestono da donna; e non tutte le donne lesbiche assumono atteggiamenti mascolini e si comportano come i peggiori maschi esistenti. 
Anche considerare l’omosessualità come una malattia o come una devianza può essere d’ostacolo alla propria accettazione; può portare il soggetto ad ignorare i suoi bisogni, la sua stessa identità, non riconoscendola e adattandola a qualcosa che considera maggiormente accettabile, ad esempio sposandosi o avendo dei figli. Questo di certo non contribuirà al benessere del soggetto, anzi, potrebbe portarlo ad avere problemi psicologici.
Ed infine in alcuni casi non meno importanti, le credenze religiose che possono convincere che l’omosessualità sia un peccato, portando i soggetti a vivere con il senso di colpa costante e facendogli così considerare l’omosessualità come se fosse una punizione da scontare.
Come superare l’omofobia interiorizzata? e quando chiedere aiuto?
E’ comprensibile quanto possa essere difficile accettare un cambiamento così importante di sé e che riguarda la propria sessualità, soprattutto in una società che fa fatica ad aprire la sua “limitata” mentalità di fronte a concetti come l’omosessualità. Ma allo stesso tempo, quando questi vissuti cominciano ad influenzare la quotidianità della vita del soggetto, è innegabile sottolineare l’importanza di non chiudersi in sé stessi, di non proteggersi attraverso un vero e proprio ritiro sociale probabilmente preceduto da sintomi ansiosi, depressivi, o attacchi di panico ma rivolgersi alle figure di competenza capaci di permettere all’individuo di prendere consapevolezza delle sue emozioni e dei vissuti legati all’omofobia interiorizzata. Il percorso terapeutico consiste in un’analisi dei bisogni, dei desideri e dei limiti della persona per permettergli di comprendere in che modo i vissuti interiorizzati possono essere la causa dei suoi comportamenti disfunzionali.

In qualsiasi forma la si guardi, l’omosessualità non è un reato. Il reato è non accettare di provare forme d’amore che in ogni modo ci qualificano come esseri viventi capaci di amare. 

La vera fortuna sta nel rendersi conto di essere capaci di amare a prescindere da chi si sceglie di amare perché non è questo che qualifica il proprio sè; non è la persona accanto che ci qualifica come degni d’amore, ma siamo noi stessi; e prima di amare chiunque altro, bisogna scegliere di amare se stessi.
Cosa ne pensate dell’articolo? qual’è la vostra opinione a riguardo? scrivetecela nei commenti!

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Alla prossima, Cheeers ;)




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