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Rubrica: APPROFONDIMENTI e/o CURIOSITA'

Questa settimana abbiamo parlato tanto di quanto sia difficile accettare sé stessi e di quando possa essere lungo questo percorso. Dato che abbiamo legato il problema dell’accettazione all’omosessualità, ci siamo chiesti : e se una persona non riuscisse ad accettarsi perché non crede che la sua identità fisica rispecchi la sua identità di genere?
La psicologia descrive una patologia, ad oggi definita disforia di genere, che risponde perfettamente alla domanda che ci siamo posti.
La diagnosi di disforia di genere viene eseguita a soggetti che mostrano una evidente sofferenza per la discrepanza che esiste tra il genere che gli è stato assegnato alla nascita e la loro identità di genere di cui hanno fatto esperienza e alla quale pensano di appartenere; in parole povere fa riferimento al disagio e all’insoddisfazione provata nei confronti del proprio sesso biologico.
Nel DSM-5 (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali) la mancata congruenza al genere biologico di appartenenza non è definita come disturbo mentale; al contrario invece sono la sofferenza e il disagio significativo causati da questa mancanza a provocare il “disturbo”.
La disforia di genere può riguardare sia gli uomini che le donne, e può “presentarsi” in qualsiasi fascia d’età.
In particolare nel caso degli adulti questa patologia si contraddistingue dallo spiccato desiderio da parte dei soggetti di potersi liberare delle caratteristiche sessuali proprie e di possedere quelle del sesso opposto.
Chi ne soffre infatti si sente a disagio nel dover assumere dei comportamenti congrui al suo sesso assegnato biologicamente, per questo motivo spesso adotta atteggiamenti, comportamenti o anche l’abbigliamento del genere esperito.
Da un punto di vista clinico, la valutazione di questa patologia prevede una specifica raccolta di informazioni del soggetto. Alcune inerenti alle manifestazioni di identità di genere nel corso del tempo; ad esempio i giochi che si preferivano da bambini, gli indumenti indossati o meglio desiderati, le sensazioni inerenti al proprio corpo e le reazioni dei familiari di fronte ad eventuali comportamenti o scelte del soggetto. Insieme a queste vengono raccolte inoltre le esperienze sessuali dell’individuo, se ha subito traumi o abusi, fantasie desiderate etc.

Sapevate che grazie alle leggi che col tempo sono cambiate, e le patologie depatologizzate, quella che prima veniva definita come un disturbo mentale dell’identità di genere è stata classificata in un capitolo a sé stante come Incongruenza di genere?
Inoltre parlando appunto di cambiamenti in ambito legislativo, in Italia, grazie al Movimento Italiano Transessuali e dei Radicali, si arrivò alla legge 164 del 14 aprile 1982 che riconosce alle persone transessuali la loro condizione e il loro sesso di transizione.
Come dicevamo dunque, di passi avanti nel tempo ce ne sono stati, forse ancora non possiamo parlare di totale accettazione da parte della società, poichè si combatte sempre per aver riconosciuti i propri diritti come esseri umani, ma di sicuro se ognuno di noi cominciasse a pensare dentro sè che diversità deve poter significare anche libertà, ci sarebbero meno pregiudizi, e forse un giorno riusciremo a sentir parlare anche meno di bullismo. Perchè come può essere confortante svegliarsi tutte le mattine e sapere di dover cominciare un nuovo giorno in cui potrai essere deriso solo perchè hai scelto di essere te stesso?!
Il messaggio che abbiamo scelto di mandarvi e che vogliamo vi stimoli a pensare, è che la sessualità e l’identità di genere sono parti di noi molto personali, non sono qualità da giudicare o criticare negli altri. Questo è solo il nostro input per lasciarvi pensare… adesso fate voi. 
La disforia non uccide, il disprezzo e l’abbandono sì. L’Amore salva.

Vi è piaciuto questo ultimo articolo? E soprattutto gli argomenti trattati questa settimana vi hanno lasciato qualcosa? Scrivetecelo nei commenti.
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Alla prossima, Cheeers ;)





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